Vogliamo dagli altri quello che non abbiamo?

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Vogliamo dagli altri quello che non abbiamo?


Tutta la vita passata a ricercare una inclusione e, una volta trovata, sentire il bisogno di controllarla: la vicinanza dell’altro è positiva “solo se”. Altrimenti cominciamo a provare brutte sensazioni: spalle al muro, asfissia, sopraffazione, ci sentiamo in gabbia, insomma. Quella volontà dell’altro di stare insieme, arriva strana, come dettata da una necessità personale e non da un piacere gratuito. È come se non ci stesse scegliendo ma ci chiedesse, ogni volta, qualcosa per se stesso. Forse, credere nell’affetto incondizionato, è una aspettativa un po’ romanzata, egoista e inflazionata dai media e dai libri.

Dato che non esiste l’altruismo, sarebbe meglio fare un esame di realtà e cominciare a includere i bisogni nostri ed altrui nelle azioni quotidiane, senza considerarli opportunismo ma parte di ogni essere umano. Non è facile. Tutti ci aspettiamo di essere amati incondizionatamente ma non credo che nessuno di noi ne sia capace. Dietro c’è sempre sempre un bisogno o più bisogni che poi creano, per fortuna, un sentimento, dato dalla frequentazione, dalla condivisione e dalla apertura emotiva reciproche.

Sento che pensare queste cose ha molto senso. Purtroppo, le nostre emozioni, da una parte si attivano sulla paura di non essere inclusi e, dall’altra gridano libertà.

Siamo fottuti, insomma.

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