“Troppo”. Una parola che significa: “In misura eccessiva, più del giusto o di quanto è necessario, opportuno, conveniente” (treccani)
Quindi c’è un giusto, un necessario, un opportuno e un conveniente.
Deciso da chi? Qui si aprirebbe una voragine infinita dove la sociologia ed altre scienze, avrebbero da dire un sacco di cose. E le hanno dette.
Poi c’è un sommerso, non così nascosto, che va in autonomia, creato dall’interpretazione personale e sociale, di ciò che è giusto e sbagliato, di ciò che è troppo e ciò che è adeguato.
Ci sono regole definite, norme che cambiano a seconda del contesto. Una cosa sola rimane identica: il femminile è sempre “troppo”. Troppo su cosa? Su tutto. Facciamoci una domanda e cominciamo la frase con “è troppo”: troppo bella, troppo magra, troppo grassa, troppo intelligente, troppo distratta, troppo capace, troppo coraggiosa..ecc. Nel bene e nel male, risuona in maniera negativa. Ci facciamo i conti fin da piccole. Un alibi utilizzato in modo spiccio e frequente per giustificare la persona che ci osserva, perché non vuole fare la fatica di riconoscere se stessa e i limiti che ha. Non approfondisce da dove viene, quali possibili balzane e pericolose idee ha interiorizzato nel suo percorso e quali conseguenze possono provocare.
Non si chiede se è stata programmata o se sta scegliendo liberamente. Non si chiede se, volendo essere adeguata e accettata, sposa il volere della massa, nonostante non sia il suo (lo sa che non è il suo??).
Due scenari:
- Se l’altra è troppo, io vado bene. Se l’altra si espone con la sua energia e la sua personalità, sarà il bersaglio e io mi salverò. Potrò dire la mia, perché credo di essere ok e dalla parte giusta. O sto, comunque, al sicuro, con la maggioranza. Che bella sensazione! Che bel potere, eh?
- se l’altra è troppo, io mi sentirò meno, meno per una o tante cose. Potrò, così, provare invidia senza riconoscerla, si trasformerà in rabbia e farà ripartire il giudizio.
Siamo tutti contagiati da questo fenomeno. Nessuno escluso.
Attenzione: non si tratta solo di rapporto uomo-donna. Il fenomeno accade nelle relazioni di ogni tipo.
Ci vuole un capro espiatorio e, da secoli, è rimasto sempre quello. Continua a fare tendenza.
Cosa comporta, per il femminile, stare sull’onda del “troppo sociale”? Un sacco di fatica, di sensi di colpa, di vergogna, di inadeguatezza, di paure da affrontare. Comporta fare i conti con i condizionamenti personali, assorbiti durante la vita. E solo per essere se stesse. Un diritto che dovrebbe essere acquisito.
Invece no.
Cosa faccio? Lo pago questo prezzo? Mi conviene? Ce la farò? Mi gireranno tutti le spalle? Sarò etichettata per sempre?
Sarò una donnaccia? Deluderò qualcuno? Mi prenderanno in giro? Crederanno che sono una facile? Diranno che me la tiro? Ecc….
E aggiungo: c’è qualcuno in grado di reggere ciò che sono? La mia personalità? La mia fisicità? La mia energia? La mia sincerità? Il mio sguardo? Il mio sorriso?
O verranno rinchiusi in una scatola, per l’archivio sociale dei “troppo”, che fanno paura?
Ogni scelta va bene. Basta che sia davvero quello che voglio o che posso e non quello che hanno deciso, secoli fa, per me.