Perché sei qui? e Cosa ti aspetti dalla terapia? non sono due domande banali e non è scontato che la risposta sia la stessa.
Cominciava ad essere troppo difficile per me continuare a gestire un malessere che pervadeva la mia quotidianità, svuotando le cose di senso.
Mi era chiaro, nonostante mi avesse spinto lì un motivo che poco centrava.
Non mi era altrettanto chiaro cosa aspettarmi.
Alla seconda domanda abbozzai un qualcosa sull’apprendimento di strumenti per gestire quel malessere, perché ormai era indiscutibile la sua esistenza.
Quindi vuoi essere felice?
Infatti e non lo ero.
Accettare quella infelicità è stato il primo passo.
Si sono alternati momenti di epifania e di smarrimento, il mio percorso ha preso direzioni all’inizio per me imprevedibili, ma c’era una costante.
In quello studio mi sono sempre sentita libera. In questo modo ho accolto i miei cambiamenti con curiosità e ho capito la fondamentale necessità di prendermi quella libertà fuori.
Mi è stato chiaro come, aldilà della mia storia personale, anche il contesto sociale, economico ed educativo in cui ci inseriamo spesso mina questa libertà di essere, convincendoci che un malessere sia solo un fastidio da dover sopportare per poter esistere.
Capire questo e tanti altri aspetti mi è stato fondamentale per ricongiungere diverse parti di me.
Un giorno, da una domanda semplicissima, mi accorsi di essere arrivata dove volevo, che quel peso imprescindibile non c’era più, che avevo ritrovato i miei stimoli, nonostante mi sentissi ancora un po’ fragile.
Sei felice? Sì.
C.M.
Sono arrivata alla psicoterapia durante un momento difficile della vita in cui mi sentivo vuota come un guscio: ero arrabbiata, non avevo più forze. Avevo la necessità di non sentirmi più così. Se da un lato la terapia è stata molto difficile perché mi ha messo davanti ad una me che non volevo più essere, dall’altro mi ha dato gli strumenti per cambiare proprio quella me e di trovare la persona che c’era già ma a cui non davo la possibilità di uscire. Non volevo lasciare la mia zona confort che, in realtà, confort non era, per antichi blocchi e per il timore di non essere in grado.
Questa paura ancora esiste in diverse situazioni ma adesso riesco a camminarle accanto, a riconoscere i segnali e le situazioni che possono scatenarla.
Ci vuole coraggio per affrontare un percorso di psicoterapia ma quando si prende coscienza che questo funziona è come dare ossigeno e luce ad una stanza che è rimasta chiusa per tantissimo tempo.
P.S.
Grazie al nostro percorso insieme sono riuscita a vedere in maniera più chiara situazioni che, da tempo, vivevo con sofferenza.
Ho compreso che c’è sempre una via di uscita e, soprattutto, che ho diritto di prendere le mie decisioni.
Finalmente sono l’artefice del mio destino.
C.P.
Sono felice di condividere ciò che per me è stato il percorso di psicoterapia.
Se dovessi definirlo con una sola parola sarebbe RINASCITA.
Michela mi hai raccolta da una fossa buia in cui ormai vegetavo, nel tentativo di sopravvivere.
Insieme, passo dopo passo, ho riscoperto cosa è bene e cosa è male. Sembra assurdo ma i miei confini erano talmente labili che lo avevo dimenticato, insieme al mio valore.
Spesso è stato faticoso e doloroso ma quando siamo arrivate in cima ed ho rivisto il sole, i colori, la luce, è stata, di nuovo, VITA.
Il mio percorso continua, ma ora lo definisco più pianeggiante, perchè sono finalmente consapevole di me stessa e di ciò che voglio e ciò che non vorrò mai più.
Sono orgogliosa, fiera di me e piena di gratitudine per aver intrapreso questo percorso.
E.B.
Ho avuto un attacco di panico.
Ho avuto paura, ho chiesto aiuto.
Non è stato facile.
Ci è voluto del tempo.
Ho dovuto attraversare le mie paure, le mie insicurezze.
Ho imparato a conoscerle e comprenderle.
Ho imparato a credere in me stessa, a volermi bene, a rispettarmi.
Bisogna mettersi in discussione…
È un percorso che richiede tempo ma…ne vale la pena!!!! .
A.F.
Consiglio vivamente il percorso psicologico: la mente va curata, come un piede o una gamba rotta.
La terapia non è per tutti perché è importante sentirsi pronti ad esternare le piccole o grandi sofferenze che la vita, mano a mano, ti fa nascondere, per sembrare “normale” e più forte.
Molto spesso è una bella maschera che, se non si ammorbidisce, potrebbe esplodere nel corpo, con disturbi e malattie. E’ fondamentale accedere alla terapia ai primi segnali di sofferenza, sia fisica che emotiva, aggiustando subito le cose che non vanno.
Con la terapia psicologica non si diventa più forti, non è certo una medicina magica ma si diventa più consapevoli di sé e delle proprie risorse.
Vedere il mondo in modo consapevole cambia ogni prospettiva.
G.P.